La vecchia Italia, fondata sugli apparati rigidi e inefficienti che produce debito pubblico, non è più in grado di garantire un welfare funzionale ai nuovi bisogni emergenti della società. Non possiamo trascurare il trend che ci aspetta nei prossimi anni che vede un aumento dell’aspettativa di vita della popolazione italiana che comporterà un aumento della domanda di servizi assistenziali. Dobbiamo dunque superare la vecchia concezione del welfare basato sulla sola concezione strutturale di apparto e promuovere nuovi modelli più partecipati che prevedano l’apporto diretto nell’erogazione dei servizi da parte dei cittadini. Oggi, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche e digitali è possibile che un nucleo intellettivo di cittadini adeguatamente formati possano erogare, in un dterminato quartiere o zona della città, servizi di pubblica utilità e servizi di welfare di prima assistenza. La terza generazione, possiede una preziosa intelligenza che non può essere messa da parte, ma può invece essere valorizzata nei servizi di bene comune e nei servizi di nuovo welfare partecipato. Le giovani generazioni, nel campo professionale, nella ricerca scientifica, devono avere maggiore libertà di azione e di cooperazione, affinchè possano contribuire in modo diretto al nuovo welfare partecipato. Se consideriamo, dunque, il concetto di valore universale del welfare, dobbiamo anche promuovere un welfare che funzioni e non sia più solo apparato, ma sostenibile anche attraverso l’unione e l’integrazione di tutte le energie che possiede una Comunità.
3GENERAZIONI: MENO APPARATI E PIU’ VALORE ALLE PERSONE.
